Il colore delle emozioni

Tutti noi abbiamo delle emozioni, più o meno colorate. Non tutti però hanno il fegato e la forza di esprimerle. Veramente pochi hanno coraggio di scriverle e quindi di fermarle per sempre sulla carta. Stefano è uno di questi coraggiosi, che con tutti i suoi limiti e le sue paure, non esita a trasferire nero su bianco quello che ha provato durante il pomeriggio passato, assieme ai suoi compagni di squadra, all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno.

Parlando con Giusy, la sua mamma, ho scoperto che la promessa che Stefano (così si chiama il nostro protagonista) mi aveva fatto quel pomeriggio, all’ingresso del penitenziario, cioè quello di trasferire sulla carta le sue sensazioni e le sue emozioni, era un vero e proprio impegno da adempiere fino alla fine.

Riporto quì di seguito, in modo integrale, il racconto di un pomeriggio trascorso a giocare a rugby all’interno delle mura di un penitenziario, visto con gli occhi ed il cuore di un ragazzo affetto da disturbo dello spettro autistico.

SABATO 23 FEBBRAIO SONO ANDATO CON I GIOCATORI DEL RUGBY IN CARCERE A GIOCARE CONTRO LA DROLA.

QUANDO SONO ARRIVATO HO VISTO LE GUARDIE MA ERO TRANQUILLO. QUANDO SIAMO ENTRATI ABBIAMO LASCIATO I TELEFONI, ERO NERVOSO.

POI CI SIAMO CAMBIATI, ENRICO DAVA LE MAGLIE, IO VOLEVO LA 21, MA LUI MI VOLEVA DARE LA 4.

IO HO FATTO UN PO’ LA LAGNA E ALLA FINE PINO MI HA DATO LA 21.

LI HO VISTO MATTIA E HO CONOSCIUTO MARIO, IL RAGAZZO MARRONE CHE MI HA GUARDATO NEGLI OCCHI E MI HA SALUTATO. QUANDO SONO ENTRATO IN CAMPO CON ME GIOCAVA ALDO CHE MI HA AIUTATO E MI DICEVA “FORZA STEFANO”… “DAI STEFANO”.

ABBIAMO FATTO LA DOCCIA, ABBIAMO MANGIATO LA PIZZA. ERO SEDUTO VICINO A GIANNI, DIEGO E WALTER CHE E’ IL CAPITANO.

ABBIAMO SALUTATO TUTTI CI SIAMO ABBRACCIATI SIAMO TORNATI A PRENDERE I TELEFONI. MENTRE ANDAVAMO VIA IO RIPETEVO LE STESSE COSE E I MIEI COMPAGNI MI HANNO SGRIDATO.

LO SO CHE DO FASTIDIO, MA LORO COSA NE SANNO?

E DOPO SIAMO TORNATI A CASA.

SONO STATO BENE.

STEFANO P.

 

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