Cartolina da Bradford, Great Britain.

Ricordi di viaggio del Primo Mondiale Mixed Ability Rugby

Ripubblichiamo un articolo scritto da Marilena Giuliacci (nostro Ufficio Stampa) in occasione di un’intervista fatta dal Trio Medusa alla stessa Marilena durante una trasmissione radiofonica su Radio DJ nel dicembre 2015.

Cartolina da Bradford, Great Britain.

Riuscire a raccogliere tutte le emozioni e le esperienze vissute in questi giorni a Bradford è un’impresa quasi epica. Troppe le immagini, gli abbracci, le lacrime, la fatica, la gioia…. Da poterle condensare in poco spazio.

Proverò quindi a raccogliere in poche righe tutto quello che non sono riuscita a mettere in valigia e che mi porterò nel cuore per tantissimo tempo, spero per sempre.

La nostra avventura è nata sulla carta circa cinque anni fa in quel di Chivasso, sviluppata da un piccolo gruppo di amici che ci hanno creduto subito, si è poi concretizzata sul campo da gioco soltanto 10 mesi fà.

Sinceramente, quando abbiamo cominciato, nessuno credeva di poter trasformare quello sparuto gruppo di ragazzi “speciali”, di vecchi giocatori e di veri atleti del VII Rugby Torino in una squadra, quella squadra, la rappresentativa Italiana che avrebbe giocato il primo torneo Mondiale di Mixed Ability Rugby ( o rugby inclusivo come in molti amano definirlo…).

La strada è stata lunga e decisamente impervia. In dieci mesi non solo ci siamo allenati, abbiamo sofferto il freddo, il caldo e le zanzare, abbiamo trovato nuovi giocatori, ne abbiamo persi altri, abbiamo trovato i soldi per le divise e per il viaggio, abbiamo convinto genitori, mogli, fidanzate e datori di lavoro che a fine agosto avremmo potuto partecipare ad un “Mondiale”, ma a quel mondiale non solo ci siamo andati, ma abbiamo lasciato un segno, ci siamo fatti notare.

Il viaggio è iniziato da Settimo davanti al campo, la mattina del 16 agosto, alle 6 del mattino, la squadra e gli accompagnatori si guardano, alcuni già amici, compagni di squadra altri non si sono mai visti prima. Arrivano anche Max e la sua famiglia dal Veneto, Michele e Valentino da Cremona. Sguardi un po’ diffidenti e curiosi, riusciranno 39 persone che non si conoscono a fare un viaggio così lungo?

Qualche mamma, qualche papà ad accompagnare i ragazzi con qualcuno che ci saluta dal parcheggio e qualche genitore che viene con noi. Il tempo di stendere la bandiera Italiana con i simboli della nostra squadra sul vetro al fondo dell’autobus e via che si parte.

Vi risparmio la cronistoria del viaggio, avventuroso quanto basta, e delle varie fasi di accoglienza, cerimonia d’apertura e la valanga di emozioni che, sin dal primo momento in territorio Inglese, ci ha travolto e stravolto.

Non vi racconterò i dettagli dell’emozionante distribuzione delle maglie ai giocatori (un vero e proprio rito), della nomina del Capitano, delle fasi che precedono le partite e non mi dilungherò sul racconto degli incontri con i Gallesi dei Llanelli Warriors e dei Francesi del Pa de Calais (la prima pareggiata e la seconda vinta).

Con i gallesi che quando ci incontravano ci abbracciavano facevano la faccia triste!!! “great match” ci ripetevano. La sera della qualificazione alle semifinali poi è stata una di quelle che non si dimenticano.

Abbiamo ricevuto due telefonate importanti, di tre giocatori simbolo del rugby vero, quello giocato, quello vissuto con i simboli della Nazionale Italiana ricamati sul petto. Bernabó, Gori e Minto ci hanno chiamato ed hanno voluto complimentarsi con noi per l’ottimo risultato raggiunto e inviarci il loro speciale augurio per la semifinale con gli Inglesi padroni di casa del Bumble Bees persa solo di due miseri punticini. È stata dura, ma siamo stati buttati fuori dalla finale, ma ci giochiamo il terzo o il quarto posto con i francesi.

La partita con la squadra di Clermont finisce pari… Lo dico senza ipocrisie, ma avremmo potuto forzare il risultato con facilità. 7 a 7 tutti contenti torniamo a casa con uno splendido piazzamento ed un bagaglio di esperienze e di emozioni estremamente ricco, adesso sappiamo da dove cominciare. Sì perché il nostro racconto non finisce qui, la nostra avventura continua ancora più impegnativa di prima. Abbiamo altre sfide davanti a noi, altre partite di esibizione (in tanti adesso chiedono la nostra presenza per trasmettere il messaggio del Mixed Ability Rugby), tornei, nuovi giocatori e tanti, tanti allenamenti.

Il mio pensiero va a tutti coloro che ci hanno aiutati, che ci hanno sostenuti, che hanno permesso di vestirci, di viaggiare, di acquistare il necessario affinchè tutto questo si potesse realizzare.

Dalla famiglia Giugiaro alla Robe di Kappa che ci hanno sostenuto fin dal primo momento, fino ad arrivare agli amici ed agli sconosciuti che ci hanno aiutato, anche solo con un piccolissimo contributo, tutti loro non sono solo cuciti sulla maglia di gioco o sulle tute, ma fanno parte attiva della nostra squadra, sono un pezzo di noi. Grazie.

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